Durante la prima ondata di Covid-19 tutti i paesi europei hanno sospeso gli screening relativi al tumore del seno dovuti alle chiusure delle breast unit degli ospedali. La triste conseguenza è stata che moltissime donne non si sono sottoposte alla mammografia nonostante avessero dei sintomi. In alcune zone, infatti, le pazienti che si sono sottoposte negli ultimi 10 mesi agli screening sono diminuite di 2/3 rispetto all’anno precedente.

A seconda dei periodi di lockdown, diversi da paese a paese, le breast unit sono state chiuse una dopo l’altra, prima in Italia, poi in tutti gli altri paesi. Le unità di screening negli ospedali di tutta Europa hanno dovuto introdurre rapidamente nuovi protocolli per salvaguardare il lavoro dei medici e la sicurezza delle pazienti. Il personale è stato dotato di tutti i dispositivi di sicurezza e gli spazi sono stati progettati per garantire il distanziamento sociale ed evitare il rischio di contagio. In tutta Europa, i servizi sanitari femminili si sono riorganizzati per affrontare la sfida del COVID-19, mostrando un atteggiamento esemplare ed efficace al cambiamento. Anche dopo la fine del lockdown, molte donne non hanno partecipato ai programmi di screening, per paura di contrarre il Covid. Tuttavia, sappiamo che lo screening del cancro al seno può salvare vite umane e una serie di studi condotti da alcuni importanti istituti di ricerca suggeriscono che l’interruzione dello screening potrebbe comportare un aumento della percentuale di donne che moriranno di cancro al seno in futuro.

Per comprendere questo cambiamento, abbiamo invitato voci influenti nel panorama europeo dello screening del cancro al seno a contribuire a uno scenario relativo alla situazione attuale nelle breast unit. Abbiamo chiesto loro di raccontarci come l’impatto della pandemia abbia richiesto nuovi modelli di lavoro e cambiamenti nelle loro relazioni con i loro pazienti.

“Dalle interviste effettuate emerge un filo conduttore, ovvero la rapida risposta alle nuove esigenze di sicurezza imposte dalla pandemia”. afferma Luana Porfido Head of Corporate Comunication and Integration Chief FUJIFILM Europe GmbH. “Per garantire il servizio alle pazienti, le Breast Unit hanno adottato nuove procedure e rivisto le modalità operative. Tutto ciò è stato assicurato in un momento in cui i sistemi sanitari di tutto il mondo sono sotto pressione a causa della pandemia da Covid-19. I tempi per gli screening sono stati riorganizzati per consentire alle donne di abbattere la barriera della paura e mantenere così l’appuntamento con la prevenzione. Ringraziamo gli operatori sanitari per aver risposto al nostro appello, sostenendoci nella redazione di questa relazione, ma soprattutto per il lavoro instancabile che stanno svolgendo in questo periodo ”.

Come afferma la Dott.ssa Anna Russo, Radiologo del Dipartimento di Diagnostica d’Immagini presso lo IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, Verona “In Italia i programmi di screening prevedono dei controlli biennali per le donne tra i 45 e i 74 anni a seconda delle Regioni. A causa del Covid-19 abbiamo riscontrato un impatto molto negativo nelle attività delle Breast Unit soprattutto all’inizio della pandemia. Per esempio, nella regione del Veneto a partire da marzo 2020 i programmi di screening sono stati sospesi totalmente per ripartire soltanto nel mese di maggio. Allo stesso modo i centri che si occupano delle diagnosi dei tumori del seno hanno visto una drastica riduzione dell’attività pianificata su pazienti asintomatiche. I test, infatti, sono stati svolti in quei mesi esclusivamente su pazienti sintomatiche, con sospetti di cancro al seno, su donne con familiarità o esperienze pregresse di tumori del seno, oppure su donne già in cura.

A partire da giugno 2020 è ricominciata l’attività delle Breast Unit, sia in ambito di screening sia in ambito clinico e si è cercato di recuperare il tempo perso garantendo alle donne che non erano state in grado di beneficiare dei servizi diagnostici di poter averne accesso entro un periodo ragionevole.

Passo dopo passo abbiamo riscontrato una minore preoccupazione da parte delle pazienti che si sottopongono agli screening e anzi paradossalmente una tendenza opposta rispetto a prima, 231 donne nella nostra struttura? hanno deciso di prenotare una mammografia prima del tempo stabilito per gli esami di routine per evitare nuove chiusure e lungaggini.”

Ora che la seconda fase della pandemia è in corso in Europa, la ripresa e il mantenimento dei programmi di screening è essenziale, perché il cancro al seno non aspetterà la fine della pandemia e le unità mammarie sono pronte a svolgere il loro ruolo cruciale nella prevenzione.