Si parla di COVID-19 e si pensa a quadri sintomatici che interessano l’apparato respiratorio. Ma in realtà nessun organo può dirsi escluso. E dopo le complicanze cardiovascolari, a catalizzare l’attenzione dei medici e della comunità scientifica, anche per la loro potenziale gravità, ci sono quelle neurologiche.

Questo tipo di complicanze fortunatamente non interessano tutti i pazienti. I più coinvolti di solito sono anziani o con patologie croniche concomitanti. Ma dopo le prime pubblicazioni scientifiche, negli ultimi mesi, si stanno moltiplicando le segnalazioni di questi casi. In particolare già uno studio cinese pubblicato nelle prime settimane dall’inizio della pandemia sostiene che i sintomi neurologici siano presenti nel 36% dei pazienti con infezione da coronavirus.

I sintomi neurologici nei pazienti COVID positivi possono manifestarsi come ictus nel 6% dei casi, come alterazioni dello stato di coscienza nel 15% e come danno muscolare nel 19%. Altri pazienti presentano uno strano e persistente formicolio alle mani e ai piedi e sintomi da encefalite che possono portare anche alterazioni dello stato comportamentale con ricadute psichiatriche. “Nei mesi del lockdown sono aumentati gli accessi e i casi seguiti nel nostro reparto, soprattutto per quanto riguarda gli ictus, anche con sintomatologie severe per pazienti in giovane età – spiega Elio Clemente Agostoni, Direttore della Neurologia e Stroke Unit. Spesso il quadro polmonare di questi pazienti appare con interessamenti di carattere micro-embolico e questi  contribuiscono ad aggravare la situazione generale e le condizioni neurologiche”.

Le conoscenze sulle sindromi da “neuro-COVID” si stanno affinando e tra l’altro si sta valutando la possibilità che una possibile via di accesso del virus al sistema nervoso centrale sia un danno a carico della mucosa olfattoria. Infatti, nei pazienti positivi per infezione COVID-19 si nota spesso la presenza di un’alterazione dell’olfatto che potrebbe rivelare un’infiammazione della mucosa nasale e conseguente danno delle vie olfattorie e portare quindi alla diffusione del virus all’interno del sistema nervoso centrale e dei nuclei respiratori.

Sempre nell’ambito neuro-COVID nell’Unità Spinale di Niguarda si è seguito un caso, l’unico documentato al mondo di lesione midollare dovuta agli esiti del COVID che ha indotto una paraplegia in un uomo di 69 anni con comorbidità per ipertensione e diabete. Il case report è stato pubblicato sulla rivista internazionale Spinal Cord Series and Cases. “La lesione midollare si è verificata 27 giorni dopo la comparsa dei sintomi COVID ed è stata conseguente a uno stato trombotico dovuta all’infezione” – spiega Michele Spinelli, Direttore dell’Unità SpinaleL’ischemia ha coinvolto un’arteria del midollo spinale con conseguente danno che ha portato allo stato di paraplegia. “Nei mesi del lockdown – aggiunge Spinelli – si è attivata una rete internazionale che ha permesso uno scambio di informazione a distanza tra le principali unità spinali del mondo. Un network utile per confrontarsi anche sulla gestione dei pazienti durante la pandemia, i ricoveri in questo tipo di strutture infatti richiedono i massimi standard di sicurezza”.