In risposta all’emergenza da COVID-19, gli studi volti a contrastarne la sua diffusione o a ridurre la sintomatologia e i rischi e a recuperare le condizioni di salute dell’organismo, hanno avuto una forte accelerazione, in particolare nelle aree medica, ingegneristica, diagnostica, psicologica, economica e antropologica mentre non è stato adeguatamente indagato il potenziale contributo degli alimenti sullo stato di salute. 

Eppure, è ampiamente noto il ruolo strategico del cibo e quello dei suoi componenti – siano essi macro, micronutrienti o metaboliti secondari – nel mantenimento o nello sviluppo di uno stato generale di salute che, a sua volta, favorisce il contrasto alle infezioni, ivi incluse quelle virali contribuendo, nel contempo, ad attenuare l’eventuale sintomatologia derivante dalle patologie correlate.

Spinti da questi presupposti, il team di studiosi guidato da Luisa Mannina del Dipartimento di Chimica e tecnologie del farmaco della Sapienza, Alberto Ritieni e Michela Grosso dell’Università di Napoli Federico II e Maria Teresa Russo dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, afferenti al network nazionale della Chimica degli Alimenti, ha valutato il ruolo degli alimenti nelle strategie adottate per affrontare l’attuale pandemia da COVID-19 causata dal virus SARS-CoV-2.

Nella review, pubblicata sulla rivista Foods del gruppo editoriale MDPI, i ricercatori hanno valutato il ruolo degli alimenti e dei lori componenti come agenti preventivi e protettivi dell’infezione virale e come coadiuvanti nei protocolli terapeutici anti COVID-19.

Nello specifico, la review ha previsto un’ampia ricerca bibliografica che ha condotto all’identificazione di due principali linee di ricerca ambedue riguardanti la correlazione tra alimenti e COVID-19. La prima riguarda il potenziamento del sistema immunitario tramite l’assunzione di alimenti o dei loro costituenti, come vitamine, minerali e metaboliti secondari. Gli studi effettuati tramite clinical trials attualmente in corso, sono volti a sviluppare delle formulazioni nutraceutiche a supporto dei protocolli terapeutici tradizionali.

La seconda linea di ricerca si focalizza sulle interazioni tra specifici componenti degli alimenti e le proteine coinvolte nel ciclo virale di SARS-CoV-2 al fine di individuare molecole attive come possibili precursori di farmaci da valutare tramite test in vitro e in vivo. 

“Grazie alla ricognizione e alle successive valutazioni effettuate nel nostro lavoro – conclude Luisa Mannina – abbiamo dimostrato che le strategie adottate al momento evidenziano il potenziale ruolo degli alimenti nella prevenzione e/o nel supporto dei protocolli terapeutici convenzionali e quindi nell’affrontare con più successo la pandemia da COVID-19. È importante però basarsi sempre su evidenze scientifiche per evitare la diffusione di false notizie che invece in questo periodo hanno spesso dominato l’informazione creando falsi miti e a volte inutili speranze”.