Una scoperta dei ricercatori della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal professor Uliano Morandi di Unimore, e dei colleghi del Laboratorio di Terapie cellulari, diretto dal professor Massimo Dominici di Unimore, apre la speranza di nuove e più efficaci terapie contro il carcinoma polmonare non a piccole cellule. Lo studio, prima autrice la dottoressa Beatrice Aramini, pubblicato sulla rivista scientifica Oncotarget.

Un progetto di ricerca traslazionale, condotto da ricercatori Unimore della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal professor Uliano Morandi, e dai colleghi del Laboratorio di Terapie cellulari di Unimore, diretto dal professor Massimo Dominici,  per la prima volta, dimostra che esiste un marcatore di superficie costituito dalla doppia positività di espressione delle proteine CD44 ed EPCAM. È il CD44+/EPCAM+ che è in grado di marcare la medesima popolazione del marcatore intracellulare ALDH.  
La scoperta ha ricevuto l’interesse della rivista internazionale “Oncotarget” che ne ha presentato i risultati nel suo ultimo numero. Prima firmataria la dottoressa Beatrice Aramini (nella foto), ne sono coautori  Valentina Masciale, Giulia Grisendi, Federico Banchelli, Roberto D’Amico, Antonino Maiorana, Pamela Sighinolfi,  Alessandro Stefani, Uliano Morandi, Massimo Dominici.  
 “Questa scoperta – afferma la dottoressa Beatrice Aramini di Unimore – è molto importante perché apre la strada ad una migliore individuazione delle cellule staminali tumorali ed anche allo sviluppo di farmaci che possono colpire la superficie di queste cellule maligne del polmone con effetto più preciso”.  
Questo Progetto di ricerca è stato messo a punto con lo scopo di identificare delle cellule particolari che si trovano dentro al tumore polmonare e che si chiamano cellule staminali tumorali le quali sembrano essere tra le cause più importanti dello sviluppo di metastasi o della resistenza ai farmaci chemioterapici. Tra le neoplasie maligne del polmone, il cancro non a piccole cellule è la forma più frequente, rappresentando circa l’85-90% di tutti i tumori polmonari maligni.  
Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte negli uomini e la terza nelle donne. Secondo le ultime Linee guida della Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel 2019 in Italia sono stati stimati 42.500 nuovi casi di tumore del polmone. Nel 2016 sono stati registrati in Italia oltre 33.800 decessi per cancro polmonare, 24.000 negli uomini e quasi 10.000 nelle donne. La sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con questa patologia maligna in Italia è pari al 16%, condizionata negativamente dalla grande proporzione di pazienti diagnosticati in stadio avanzato.   Fin dall’inizio, l’individuazione e lo studio di queste cellule sono stati possibili grazie all’utilizzo di un marcatore che si chiama aldeide deidrogenasi che è un enzima presente in misura maggiore nel citoplasma delle cellule staminali tumorali rispetto alle tumorali.
“Questa proteina ad oggi- spiega la dottoressa Beatrice Aramini – sembrava essere la migliore nell’identificare le cellule staminali nel tumore polmonare, nonostante il fatto che l’ALDH non sia un marcatore di superficie ma intracellulare, e che questo renda più difficile l’individuazione delle cellule staminali tumorali anche nell’ottica dello sviluppo di un nuovo farmaco per distruggere la cellula tumorale”.   Gli scienziati fino ad ora avevano indirizzato le loro ricerche su altri marcatori che si possono trovare sulla superficie di queste cellule, come il CD44, ma è stato successivamente dimostrato che le popolazioni di cellule identificate con il marcatore che si trova dentro la cellula e quello sulla superficie non erano le medesime.  
Lo studio, che ha coinvolto ricercatori dell’Unità operativa di Chirurgia Toracica, della Struttura Complessa di Oncologia,del Centro di Statistica e dell’Istituto di Patologia del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia,ha permesso di analizzare, mediante analisi citofluorimetrica le cellule di carcinoma polmonare asportato chirurgicamente in 23 pazienti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.  
“Essendo le cellule staminali tumorali considerate la causa principale di recidiva e di resistenza ai farmaci chemioterapici, si deduce – conclude la dottoressa Beatrice Aramini – che questo studio possa avere sviluppi futuri molto importanti per la messa a punto di terapie innovative e mirate contro il tumore polmonare”.