Alfasigma dona 180mila euro alla Caritas Italiana
Un aumento in media di oltre il 100% nel numero di persone che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza coronavirus. È il dato allarmante che risulta da una prima rilevazione che vede anche crescere notevolmente le richieste specifiche di aiuti alimentari, a seconda delle zone, dal +20% al +50%, nelle varie forme in cui sono stati rimodulati i servizi: pasti da asporto, pacchi a domicilio, empori, buoni spesa.
Come ha di recente ribadito Papa Francesco questa è purtroppo “una pandemia sociale” che ha tra gli effetti “tante famiglie che hanno bisogno, fanno la fame”.
Fondamentale è dunque il sostegno di tutti per reperire beni di prima necessità in questo momento difficile in cui si è costretti a riorganizzare le modalità di erogazione di tanti servizi e di attuazione delle molteplici attività, con l’attenzione a non far mancare alle comunità locali il sostegno, l’ascolto, l’accompagnamento.
Nel contempo è confortante il fiorire di iniziative di solidarietà, che alimentano quella “concretezza della carità” auspicata dalla campagna lanciata dalla Caritas.
“Nello specifico – sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – la donazione di Alfasigma acquista un valore particolare perché frutto di una piena comunione di intenti: da un lato i tanti dipendenti che hanno rinunciato al compenso di ore di lavoro per consentire la distribuzione di pacchi alimentari a chi è più in difficoltà, dall’altro la decisione dei vertici dell’azienda di raddoppiare la somma messa dai lavoratori”.
“Siamo orgogliosi di poter contribuire al lavoro fondamentale di Caritas Italiana con questa contribuzione. Alfasigma ha raddoppiato l’importo raccolto tra i propri collaboratori e dipendenti italiani – ha commentato Pier Vincenzo Colli, Amministratore Delegato di Alfasigma – Le altre iniziative che stiamo promuovendo, tra cui contributi economici e donazione di materiali, hanno l’obiettivo di supportare i nostri interlocutori del sistema sanitario, mentre in questo caso abbiamo pensato fosse necessario cercare di dare un, seppur minimo, contributo al disagio economico e sociale così diffuso nel Paese. Si tratta di un’azione di responsabilità sociale nei confronti delle comunità, fatta in collaborazione con un prestigioso attore del Terzo Settore, così rilevante oggi anche se spesso dimenticato.”