Boehringer Ingelheim ha annunciato la pubblicazione definitiva dei risultati completi di RE-SPECT ESUS, studio clinico di Fase III, randomizzato, in doppio cieco, di valutazione dell’efficacia e della sicurezza di dabigatran etexilato rispetto ad acido acetilsalicilico nella prevenzione della recidiva di ictus in pazienti che hanno avuto un ictus embolico di origine indeterminata. I risultati sono stati pubblicati sul “New England Journal of Medicine”.

Per quanto concerne l’endpoint primario di efficacia, lo studio non ha evidenziato una differenza statisticamente significativa tra dabigatran etexilato e ASA nella riduzione del rischio di recidiva di ictus in pazienti post-ESUS. Tuttavia, un’analisi post-hoc ha dimostrato un effetto terapeutico a favore di dabigatran a un anno.

Per l’endpoint primario di sicurezza, i risultati dello studio confermano, in questo setting di pazienti e nel confronto verso ASA, il profilo di sicurezza dell’anticoagulante orale dabigatran etexilato, poiché non è emersa alcuna differenza significativa in termini di sanguinamento maggiore, in accordo con la classificazione internazionale della Società di Emostasi e Trombosi. Per gli esiti emorragici più gravi, come l’emorragia intracranica, è stato rilevato un basso rischio comparabile.

I risultati di questo studio, il primo in assoluto a valutare dabigatran etexilato verso ASA, vanno ad aggiungersi al ricco corpus di evidenze a favore del consolidato profilo di sicurezza di dabigatran etexilato, già dimostrato nel vasto programma di studi registrativi e clinici RE-VOLUTION per le indicazioni approvate.

“I risultati appena pubblicati del trial RE-SPECT ESUS sono di assoluto interesse – afferma il Professor Danilo Toni, Professore Associato di Neurologia e Direttore dell‘Unità di Trattamento Neurovascolare del Policlinico Umberto I di Roma e coordinatore nazionale dello studio per l’Italia – Non è stato conseguito il risultato di ridurre il rischio di recidiva di ictus in pazienti con una diagnosi di ictus embolico da fonte non determinata, ma è ormai opinione diffusa che i pazienti ESUS sono una categoria eterogenea, che comprende soggetti con possibili fonti emboligene di diversa sede, cardiaca o arteriosa, e di diverso peso, dall’aterotrombosi polidistrettuale, inclusi arco dell’aorta e tronchi carotidei, al forame ovale pervio, alla fibrillazione atriale occulta. E, di fatto, l’analisi post-hoc che evidenzia un effetto protettivo di dabigatran dopo il primo anno di trattamento, potrebbe speculativamente correlarsi con l’affiorare della fibrillazione atriale, che studi con registrazione cardiaca prolungata hanno dimostrato possa essere rilevata fino in un terzo di pazienti ESUS.  Mentre è verosimile che diversi approcci terapeutici antitrombotici, eventualmente anche combinazione, potrebbero essere riservati alle altre sottostanti condizioni emboligene. Ma, ripeto, – aggiunge il Professor Toni – si tratta di materia di speculazione scientifica, che richiede la conferma con ulteriori studi appropriatamente disegnati”.

“Dall’altra parte – conclude il Professor Toni – il trial ha evidenziato un ottimo profilo di sicurezza di dabigatran etexilato, con un rischio di emorragie maggiori comparabile a quello dell’aspirina. Dato, questo, molto rassicurante, che estende e rafforza il profilo di sicurezza di dabigatran già evidenziato nell’ambito della prevenzione primaria e secondaria dell’ictus cerebrale nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. Da ultimo va sottolineato il ruolo svolto dai centri Italiani che, con gli oltre 250 pazienti randomizzati, hanno dato un contributo fondamentale, quantitativo e qualitativo, alla riuscita del trial, a conferma del ruolo della ricerca italiana nel panorama dei trial multicentrici internazionali”.

L’ESUS è una forma criptogenetica di ictus ischemico, ovvero di causa sconosciuta. Un ictus viene classificato come ESUS quando sono state escluse altre possibili diagnosi. Complessivamente, un ictus ischemico su 6 viene classificato come ESUS.25 Dopo un ESUS, la maggior parte dei pazienti viene trattata con terapia antiaggregante piastrinica come ASA; tuttavia un paziente su 3 va incontro a recidiva di ictus entro cinque anni.

Dabigatran non è approvato in alcun Paese come terapia per pazienti post-ESUS.