E’ stata presentata una nuova tecnica che, dalla fine del mese di gennaio, si effettua presso l’Unità Operativa di Oculista del Sant’Anna di Ferrara.

Si tratta della procedura di cross-linking del collagene corneale, rivolta al trattamento dei pazienti affetti da ectasia corneale, patologie corneali che determinano un deterioramento progressivo della qualità della vista.

Prima, per accedere a questo trattamento, era necessario rivolgersi a centri specializzati fuori Ferrara, ma dalla fine del mese scorso questa procedura viene effettuata anche presso l’Ospedale di Cona, dove i medici dell’Unità Operativa di Oculistica sono stati formati ad eseguire questo intervento.

Il cheratocono è una patologia multifattoriale progressiva su base genetica che colpisce l’adolescente o il giovane adulto. Questa malattia comporta un deterioramento della qualità visiva, spesso bilaterale e asimmetrico, che può essere in parte corretto con prescrizione di lenti a tempiale o a contatto negli stadi iniziali. Il deterioramento visivo è determinato dalla perdita della normale asfericità della cornea che assume invece un profilo conico con un aumento della curvatura, una riduzione dello spessore ed infine l’opacizzazione in sede centrale negli stadi avanzati. Anche con l’utilizzo di una correzione ottica negli stadi intermedi della malattia la qualità della visione rimane non ottimale e non esiste al momento un trattamento in grado di invertire lo sfiancamento della struttura corneale e di riportare la curvatura corneale allo stato normale.

La malattia viene considerata rara anche se la letteratura scientifica attuale riporta una prevalenza variabile che si attesta mediamente sui 50 casi per 100.000 abitanti.

Il trattamento chirurgico consiste nel trapianto di cornea che si esegue negli stadi più avanzati con esito variabile e dipendente da numerosi fattori.

Lo scopo della procedura di cross-linking è di rallentare o arrestare l’avanzamento della patologia corneale, riducendo o arrestando la progressione dello sfiancamento corneale ed il deterioramento visivo conseguente. L’obiettivo finale è pertanto quello di ridurre la necessità di ricorrere a procedure chirurgiche invasive di trapianto corneale che si rendono necessarie negli stadi avanzati di malattia per riabilitare la visione dell’occhio affetto.

Il trattamento prevede l’imbibizione del tessuto corneale con riboflavina per mezzo di un dispositivo iontoforetico e successivamente l’irraggiamento della cornea con radiazione UV per attivare il processo chimico. Il trattamento produce la formazione di nuovi legami tra le fibre collagene del tessuto corneale stromale e, di conseguenza, un incremento della resistenza biomeccanica del tessuto stesso. Il tessuto trattato presenta una rigidità maggiore ed una riduzione della progressione di malattia statisticamente dimostrata dagli studi pubblicati.