“La salute europea sarà sempre più elettronica”
Il futuro della salute in Europa passerà per un significativo incremento dell’uso dell’informatica nel trattamento e nel monitoraggio della maggioranza delle patologie croniche, specialmente quelle cardiovascolari, che, oltre a essere un problema che affligge milioni di famiglie in tutta Europa, costa alle casse dei Sistemi Sanitari dell’Unione Europea qualcosa come 200 miliardi di euro all’anno.
Il dato è emerso durante un recente incontro a Bruxelles tra un gruppo di Europarlamentari e i rappresentanti di EHN – European Heart Network, l’Organizzazione consultiva della Commissione del Parlamento Europeo per le Malattie Cardiovascolari, rappresentata in Italia da ALT, Associazione Lotta a Trombosi e alle malattie cardiovascolari, che dal 1986 opera sul territorio nazionale per prevenire queste patologie e sostenere la ricerca scientifica.
Al centro dell’incontro, intitolato “At the heart of innovation: e-health under scrutiny”, la necessità di cercare soluzioni innovative che consentano di migliorare il trattamento delle patologie croniche, riducendo allo stesso tempo i costi. Un equilibrio difficile e un binomio sostenibile solo attraverso un uso intensivo delle nuove tecnologie.
“La sanità elettronica consiste nell’utilizzo dei servizi informatici per tenere sotto controllo molte patologie croniche come l’ipertensione, lo scompenso cardiaco, le aritmie e le sindromi coronariche acute – spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT – Il grande vantaggio della telemedicina consiste nella possibilità di controllare i parametri vitali, come la pressione e il battito cardiaco, senza che il paziente debba muoversi da casa per recarsi in un ospedale spesso lontano o inaccessibile.
La telemedicina, come suggerisce il nome stesso, si applica indipendentemente da dove si trova il paziente e dalla sua vicinanza alle strutture sanitarie. Questo consente monitoraggi costanti e diagnosi e cure più rapide e precise, riducendo allo stesso tempo costose ospedalizzazioni non necessarie né al paziente né all’intero sistema.”
La “sanità elettronica” è considerata uno strumento di supporto molto efficace per favorire l’auto-assistenza domiciliare, in particolare nella popolazione anziana, che ha difficoltà di spostamento e non sempre può usufruire di un’adeguata assistenza domiciliare. Anche se i costi potrebbero sembrare eccessivi, specialmente in questo periodo di austerità economica, secondo gli esperti riuniti a Bruxelles è fondamentale perseguire l’avvento della assistenza informatica. Anzi sembra proprio essere questo il momento più opportuno per istituire corsi di addestramento in tutta Europa al fine di preparare i professionisti della salute all’uso delle nuove tecnologie, cercando però di soddisfare sempre le attese dei pazienti, assicurando la protezione e la confidenzialità dei dati e la piena efficienza dei mezzi.
“L’indubbia valenza positiva delle tecnologie informatiche applicate sia a singoli malati che a più ampie comunità di pazienti e di soggetti sani, non può esimere il personale sanitario dal tener conto della peculiarità del rapporto medico-paziente, che rimane un momento insostituibile nell’iter diagnostico e terapeutico – ha commentato Sergio Coccheri, professore di malattie cardiovascolari all’Università di Bologna e vicepresidente ALT, presente all’incontro di Bruxelles -. Il rischio di una diffusione non adeguatamente disciplinata della “salute informatica”, potrebbe essere quello di una ulteriore “spersonalizzazione” dell’assistenza che certamente non rientra nei desideri e nelle aspettative della maggior parte dei pazienti.”
La cosiddetta telemedicina è già una realtà in molti Stati, ma ha una diffusione a macchia di leopardo tra le varie Nazioni e addirittura al loro interno, rendendo la sua piena applicazione su larga scala nell’Unione Europea ancora un miraggio. Questo importante tema verrà approfondito durante l’Assemblea dei Ministeri della Salute europei, in programma il mese prossimo a Budapest, organizzata dalla Presidenza Europea che per questo semestre spetta all’Ungheria.
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