Una nuova promettente strategia per il trattamento di una grave malattia del cuore
I medici e i ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e dell’Università Vita-Salute San Raffaele hanno attestato l’efficacia del farmaco anakinra nel trattamento di un paziente con cardiomiopatia dilatativa. La relazione sul caso clinico, pubblicata su Annals of Internal Medicine, apre la strada a futuri studi sull’impiego di questo farmaco per diverse malattie infiammatorie.
La cardiomiopatia dilatativa è una malattia del cuore al momento senza trattamento risolutivo caratterizzata dall’incapacità del muscolo cardiaco di pompare il sangue nel resto dell’organismo in modo efficace. Era già noto che in presenza di questa malattia le cellule del sistema immunitario dell’organismo producono interleuchina-1, una molecola in grado di danneggiare le cellule cardiache e ridurre drasticamente la loro capacità di contrarsi. Un gruppo di ricercatori guidato da Lorenzo Dagna, professore associato di Medicina interna dell’Università Vita-Salute San Raffaele e primario dell’Unità di Immunologia, reumatologia, allergologia e malattie rare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, ha ipotizzato che bloccare farmacologicamente IL-1 potesse prevenire o ridurre la progressione della malattia. Dopo aver ottenuto risultati promettenti con anakinra nel trattamento di un’altra malattia infiammatoria del cuore i medici e ricercatori del San Raffaele hanno utilizzato lo stesso farmaco su un paziente di 57 anni affetto da cardiomiopatia dilatativa, sperimentando un miglioramento clinico senza precedenti.
“L’inibizione di IL-1 è una strategia innovativa che stiamo esplorando in molte malattie infiammatorie” spiegano Giulio Cavalli e Giacomo De Luca, autori del lavoro nonché medici ricercatori dell’Ospedale San Raffaele. “Questi risultati” continuano “ci indicano che il ruolo dell’infiammazione nella disfunzione contrattile del cuore e il potenziale terapeutico di anakinra meritano ulteriori studi volti a confermare l’efficacia di questa terapia in un numero più ampio di pazienti”. Lo studio è stato possibile anche grazie alla stretta collaborazione con l’Unità di Aritmologia ed elettrofisiologia cardiaca dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal dottor Paolo Della Bella.