La ricerca cambia il nostro modo di vedere la realtà, di rapportarci con il mondo, di capire i fenomeni, e migliora la vita quotidiana di milioni di persone, contribuendo inoltre a risolvere alcune delle principali questioni del nostro tempo. A pensarla così è oltre il 70% dei giovani italiani, come emerge da un’indagine condotta da AstraRicerche e presentata in occasione della Cerimonia di premiazione della undicesima edizione dei Bandi promossi da Gilead Sciences in Italia, Fellowship e Community Award Program.

Un dato che apre a una riflessione sull’importanza di sostenere e promuovere la ricerca in Italia, considerato che il 79.4% dei giovani italiani è convinto che il ricercatore scientifico deve affrontare un percorso di studio e tirocinio molto lungo, per poi avere una retribuzione bassa e spesso un impiego precario.

A fronte di ciò, però, si rileva una percezione molto positiva della figura del ricercatore scientifico: tre intervistati su quattro sono convinti che, in campo medico, il suo lavoro permetta di conoscere meglio alcune malattie e trovare rimedi efficaci, che sia un lavoro stimolante, con aggiornamenti continui, e che consenta di fare carriera. Ancora, oltre i due terzi del campione affermano che la ricerca ci permette di pensare in modo più positivo e ottimistico al futuro.

Meno confortante il quadro relativo alla percezione dell’inclusività nella ricerca: oltre un terzo del campione non è informato sulla questione delle differenze di genere e non riconosce la problematica della minor presenza delle donne nel mondo della ricerca, in particolare nelle materie STEM. Rispetto alle differenze generazionali, non supera il 60% la quota di chi è consapevole che in Italia i giovani ricercatori sono meno numerosi che in altri importanti Paesi europei.

“Essere al fianco delle ricercatrici, dei ricercatori e delle realtà associative del Paese è per noi essenziale nel percorso verso un mondo migliore, in cui la salute sia un diritto universale. Noi di Gilead Sciences ci impegniamo – sostiene Cristina Le Grazie, Direttore Medico Gilead Sciences Italia – per promuovere l’inclusione e la collaborazione, perché siamo convinti che solo lavorando insieme, con partnership pubblico-private di valore, al fianco di ricercatrici, ricercatori e realtà socio-assistenziali, si possa raggiungere l’eccellenza in medicina e superare traguardi che sembravano irraggiungibili”.

‘Ricerca scientifica, inclusione e innovazione: le sfide del futuro e gli obiettivi da raggiungere’ è il tema al centro dell’evento celebrativo che si snoda a partire dal concept ‘Ridefiniamo insieme gli orizzonti del possibile’, fil rouge dell’edizione 2022 dei Bandi di Gilead Sciences che incarna la prospettiva di aprirsi a un futuro di traguardi impossibili che possano realizzarsi. Un futuro in cui i giovani, e non solo, possano avere prospettive maggiori e spazi più ampi per ridisegnare la realtà a partire da idee visionarie.

Quest’anno, tra i 99 presentati, sono 63 i progetti premiati con oltre 1 milione di euro complessivi: 32 i progetti che verranno sostenuti grazie al Community Award Program nelle aree di HIV, liver, oncologia, oncoematologia; 31 quelli premiati nell’ambito del Fellowship Program per HIV, liver, oncoematologia, oncologia e infezioni fungine invasive.

L’inclusività nella ricercaafferma Stefano Gustincich, Associate Director for Technologies for Life Science, Director – Central RNA Laboratory Istituto Italiano di Tecnologia – IIT -è fattore imprescindibile per potenziare la ricerca stessa, far progredire le conoscenze e migliorare terapie e qualità di vita di chi è colpito dalla malattia. Solo guardando oltre è possibile scoprire orizzonti nuovi della medicina, per la cura di malattie che, a oggi, non hanno possibilità terapeutiche efficaci”.

Questi gli stessi obiettivi dai quali nasce e si sostanzia il progetto dei Bandi di Gilead, Fellowship Program e Community Award Program, le due iniziative con cui l’azienda sostiene – in base al principio del merito e della piena inclusività – ricercatrici, ricercatori e associazioni di pazienti del Paese operanti nell’area delle malattie infettive, delle patologie del fegato, delle malattie oncologiche e oncoematologiche. Un progetto che prosegue da undici anni con la volontà di trasformare idee in concrete realtà scientifiche e socio-assistenziali che dimostrino di migliorare gli esiti della malattia e la qualità di vita dei pazienti o di favorire il raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica.